Igor Tudor e la missione (quasi) compiuta: il quarto posto come priorità per la riconferma ma c’è un altro aspetto importante
Non è solo una questione di risultati. Certo, sette punti in tre partite sono un bottino che fa sorridere, soprattutto dopo un periodo cupo e incerto. Ma quello che si respira oggi attorno alla Juventus ha un sapore diverso: entusiasmo ritrovato, identità che torna a farsi sentire e un senso di appartenenza che mancava da un po’. E in mezzo a tutto questo, c’è Igor Tudor, che da pochi giorni ha compiuto 47 anni e che sembra essere tornato a Torino con un’energia nuova, contagiosa.
Da calciatore prima e da tecnico ora, Tudor è uno di quei profili capaci di far breccia. Il suo modo diretto, fatto di intensità e disciplina, ha già lasciato il segno, non solo nel gruppo squadra, ma anche tra i tifosi. Non a caso, oltre 300 sostenitori bianconeri hanno assistito con entusiasmo all’ultima seduta alla Continassa: un abbraccio collettivo che racconta molto più di mille parole.
La Juve è una piazza complessa, che vive di passioni forti e spesso divise. Basti pensare al nome di Antonio Conte: da molti invocato come salvatore, da altri visto con freddezza per via del suo passato recente. Ma Tudor, almeno per ora, è riuscito in un’impresa rara: mettere tutti d’accordo. O quasi.
Il suo ritorno ha generato una sorta di innamoramento collettivo, complice anche un approccio chiaro e senza fronzoli. “Stare zitti e correre”, ha detto il croato nella conferenza di presentazione. E la squadra, evidentemente, ha recepito il messaggio. Più corsa, più compattezza, più spirito: il campo parla chiaro. Non è ancora tempo di bilanci definitivi, ma i segnali sono incoraggianti.
La dirigenza osserva, prende nota, valuta. Non è un mistero che la scelta dell’allenatore per la prossima stagione sia ancora in bilico, ma come ha detto Cristiano Giuntoli: “A fine stagione ci metteremo a sedere con Tudor, e l’auspicio è quello di continuare insieme”. Una frase che lascia aperta la porta a un futuro comune, ma che suggerisce anche cautela. Perché alla Juve il presente conta, ma il futuro pesa ancora di più.
Il cuore del tifo bianconero, oggi, batte forte ma diviso. Da un lato c’è chi vorrebbe ripartire da zero con un nome già scritto nella storia del club, come Conte. Dall’altro, chi pensa che Tudor rappresenti proprio quella continuità mancata negli ultimi anni: un uomo di campo, concreto, con radici nella juventinità e con la voglia giusta per portare avanti un progetto.
La verità è che molto si deciderà sul campo. Centrare la qualificazione in Champions League e ben figurare nel prossimo Mondiale per Club saranno due tappe decisive. In fondo, è lì che Tudor può davvero guadagnarsi la piena fiducia dell’ambiente e della società. E magari far sì che il suo percorso sulla panchina bianconera non resti solo una parentesi.
La sensazione, ad oggi, è che la Juventus abbia finalmente ritrovato una guida. Ma quanto durerà questa sintonia? Dipenderà da tante cose, ma soprattutto da quello che succederà nelle prossime settimane. Intanto, il tifo osserva, spera, e sogna. Perché forse, dopo tante turbolenze, l’uomo giusto era già in casa.
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