Milan, prosegue il problema relativo al direttore sportivo: chi sarà il nuovo dirigente dei rossoneri?
Può una grande squadra fare a meno di un vero direttore sportivo? Il Milan, dopo una stagione segnata da alti e bassi — e da qualche decisione di mercato rivelatasi meno efficace del previsto — sembra aver trovato la risposta: no. Lo capisci dal clima che si respira a Casa Milan, dove nelle ultime settimane si è fatta strada una consapevolezza chiara.
Serve una figura forte, capace di tenere insieme spogliatoio, strategie e relazioni, una sorta di “direttore d’orchestra” che riporti equilibrio nel sistema. E soprattutto, che conosca il calcio italiano fin nei dettagli, non solo in PowerPoint. Il club rossonero ha provato a gestire il mercato in modo collegiale, affidandosi a una sorta di cabina di regia tecnica.
Ma la verità è che, in un sistema complesso come quello del calcio moderno, certe competenze non possono essere diluite. E ora, con Zlatan Ibrahimović attivo nel ruolo di consulente e il CEO Giorgio Furlani tornato a lavorare su dossier sportivi, il tema è tornato centrale. Una nomina che segnerà il progetto del Milan nei prossimi anni.
Il nome in cima alla lista dei desideri? Giovanni Sartori. Un profilo da manuale: mente dietro ai miracoli di Chievo e Atalanta, oggi punto fermo del Bologna. Il Milan lo stima e lo segue, ma il problema è tutto contrattuale: Sartori ha rinnovato fino al 2027. Un dettaglio che lo rende, almeno per ora, più un sogno che un’opzione concreta. Stesso discorso per Tony D’Amico, oggi all’Atalanta, legato anche lui da un contratto forte e da un progetto tecnico solido.
Tra le piste realmente percorribili, invece, c’è Igli Tare. L’ex dirigente della Lazio, attualmente senza squadra, resta un’opzione concreta anche per il suo rapporto diretto con Ibrahimović. Contatti ci sono già stati, anche se ormai risalgono a oltre un mese fa. La sensazione è che Tare non sia mai stato il primo nome sulla lista, ma che resti un’opzione nel caso in cui le altre strade si rivelassero impraticabili.
Più fredda, invece, la pista che portava a Giovanni Manna, oggi al Napoli. L’inserimento è stato reale, ma non si è mai davvero decollati nelle trattative. Un segnale che conferma quanto il Milan voglia andarci cauto: la scelta non riguarda solo competenza tecnica, ma anche leadership, cultura del club e capacità di muoversi su un mercato sempre più competitivo.
Il Milan non può permettersi un altro errore strategico. Dopo le cessioni di Maldini e Massara, la nuova proprietà ha tracciato una rotta basata sull’organizzazione manageriale e sulla valorizzazione dei talenti. Ma il calcio non si governa solo con numeri e tabelle Excel. Serve qualcuno che sappia interpretare anche le sfumature, gestire pressioni, tenere insieme un gruppo. In altre parole: serve un direttore sportivo vero.
Per questo la scelta è delicata e i tempi non saranno brevi. Si attende almeno fino a dopo Pasqua per una decisione definitiva, ma intanto le riflessioni continuano. Anche perché l’estate si avvicina, e con essa il mercato. E allora viene spontaneo chiedersi: riuscirà il Milan a trovare l’uomo giusto per sedersi dietro la scrivania che oggi è ancora vuota?
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