Sven Goran Eriksson è morto a 76 anni, ma non possiamo dirlo che non ce l’ha fatta. la sua storia parla per lui ed è rimasto nel cuore di tutti.
A inizio 2024 aveva annunciato di avere un cancro al pancreas e aveva affrontato questa malattia con grandissima forza e determinazione.
Nato a Sunne il 5 febbraio del 1948 è stato un calciatore piuttosto limitato dal punto di vista tecnico, giocando nel suo paese e non riuscendo ad affermarsi ad altissimi livelli. Cosa che invece ha fatto incredibilmente da allenatore. Nella stagione 1976, dopo un anno di pausa dalla fine della carriera da calciatore, fa il vice del Degerfors per diventare primo allenatore e passare al Goteborg dopo un altro anno di stop, vince non solo lo scudetto, ma anche la Coppa Uefa.
Con i biancoblù merita l’attenzione di numerosi club in giro per il mondo con il Benfica che gli regala la soddisfazione di fare il grande salto verso un campionato maggiormente competitivo. Arriva così alla Roma nel 1984 dopo che negli anni precedenti Niels Liedhom, suo grande maestro, aveva vinto Scudetto e perso ai calci di rigore una finale di Coppa dei Campioni. In giallorosso sfiora lo Scudetto, perso all’ultima giornata con una sconfitta contro il già retrocesso Lecce di Fascetti.
Sven Goran Eriksson continua a fare bene in Italia anche alla guida della Fiorentina dal 1987 al 1989 quando torna al Benfica dove dimostra di avere ancora qualcosa da dire in Portogallo. Nel 1992 torna in Italia per guidare la Sampdoria anche in questo caso prendendo una squadra che è reduce da grandi successi e che deve ritirare su. Vince una Coppa Italia.
Alla Lazio vive la sua storia migliore vincendo un clamoroso Scudetto nel 2000, il secondo della storia dei biancocelesti, e una Coppa delle Coppe con una squadra veramente clamorosa e incredibile sotto diversi punti di vista. Conquisterà poi anche la Supercoppa Uefa contro il Manchester United grazie a un gol di Marcelo Salas.
Da quel momento vive tante esperienze incredibili come quella da commissario tecnico dell’Inghilterra, del Messico, della Costa d’Avorio e delle Filippine. Ha allenato anche il Manchester City e il Leicester in Premier league e altre squadre sparse nel mondo tra Cina e Arabia.
Rimane una figura mitica e carismatica che ci mancherà moltissima e che di fatto segna in un certo senso la fine della storia di un calcio romantico che non esiste più.
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